La playlist della settimana in libera associazione di idee, suoni e visioni.
The Next Day
Chi si aspettava un ritorno così? Perché il singolo “Where are we now?” ci ha disorientati, Bowie nel disco parla anche altre lingue che conosce molto bene. Non male.
From Iceland to eternity
Dalle sessioni danesi alle mani di Þórarinsson tra scie elettroniche e impalcature house o nuovamente 70s in odor di Moroder. Suona in cuffia la prima delusione 2013. Peccato.
Fisiologia dell’abbandono
Esben è fuggita dalle streghe per trovare rifugio in territori post-rock; qualcuno ci sente gli XX, io semplicemente quel fascino discreto per la flemma inglese. Qualche sbadiglio, qualche colpo ben assestato. Still.
I keep dancing on my own
Percorsi comuni: dal lo-fi all’R&B ricontaminato. Come indossare gli abiti di Mariah Carey disegnati con sonorità maledettamente di tendenza per nascondere vuoti. Play.
Guerra e Pace
Apparat sonorizza Tolstoj per il teatro, tra tappeti minimali, droni sublimi e granuli bastardi. Ci sono alcune scelte infelici che rovinano la scena del disco comunque buono. PV.
Metti un tramonto in b/n e due drink per la Primavera in arrivo; sotto suona Woman dei Rhye. Passata la sorpresa – Ah, è un uomo? – nessuno si ricorderà di questo disco. R&Baffo.
…e piove, piove, piove, siamo annaffiatoi
Omaggio a Battisti o Requiem per il mio ombrello. Marzo 1986: esce Don Giovanni, il mio disco preferito di Battisti dopo Anima Latina. “Noi la fortuna degli ombrellai“.