I miei 20 dischi preferiti del 2017. Sono indaco e rosa, sono primari e minimali; sono oscuri e gaudiosi, amari e zuccherini, tra le pareti di un club e senza confini, in un viaggio intorno al mondo. Un nastro di Möbius di sonorità e sentimenti, pieghe di musica e polvere di stelle, di talenti visionari con un cosmo dentro.
20. Circuit des Yeux – REACHING FOR INDIGO
Un disco magnetico che conquista nei suoi primi 20 secondi, sarà la voce di Haley Fohr o le sue sonorità, così sospese tra un folk caldo e spettrale, estasi minimali e l’ambizione di abbracciare generi disparati e racchiuderli in un sinestetico color indaco.
Brainshift, Black Fly, Paper Bag
19. Protomartyr – RELATIVES IN DESCENT
Il disco post punk dell’anno, dai toni epici e crepuscolari, guidato dai solenni sermoni di Joe Casey e da un bellissimo lavoro sulle chitarre. She’s just trying to reach you è uno dei versi catarsi del 2017, che da capo a coda del disco ci perseguita.
A Private Understanding, Don’t Go To Anacita, Half Sister
18. Jlin – BLACK ORIGAMI
Il secondo disco di Jlin merita di trovarsi in una lista di fine anno anche solo per la sua bellissima copertina: puro umami visivo da origami o efficace simbologia di un disco dal cuore footwork che non sta mai fermo e piega e contropiega beat su beat.
Nyakinyua Rise, Never Created, Never Destroyed, Challenge (To Be Continued)
17. ゲスの極み乙女。 – 達磨林檎
Enon Kawatani è un artista torrenziale, diviso tra gli Indigo la End e i qui presenti Gesu No Kiwami Otome con il loro progressive pop che trionfa anche in DARUMA RINGO: estro musicale ricco di formule, ma sempre a presa rapida.
16. Vince Staples – BIG FISH THEORY
Quel pesciolino agguerrito di Vince Staples vuole nuotare in acque più grandi, la sua teoria hip hop è immersa in uno splendido aquascaping di sonorità, tra passato e avanguardia, che tengono incollato l’ascoltatore alle pareti di un club di vetro.
15. M.E.S.H. – HESAITIX
Un paesaggio sonoro di elettronica scintillante, con una spazialità pronunciata, tra quiete e momenti di estasi da club. Uscito su PAN, etichetta con solo cose belle quest’anno, basti citare l’acclamata compilation di ephemera ambient, MONO NO AWARE.
Mimic, Search. Reveal, Diana Triplex
14. Emel Mathlouthi – ENSEN
Dalle canzoni di protesta durante la Primavera araba ad ENSEN, un secondo disco registrato in sette paesi differenti, in cui le sue origine tunisine convivono in un linguaggio pop contemporaneo e universale. Grazie a Vassilios per la recensione.
Ensen Dhaif (dir. Allie Avital), Thamlaton (Live on KEXP), Sallem
13. Ryuichi Sakamoto – ASYNC
Come dice il mio Michele, pare che Sakamoto si sia misurato con i temi più struggenti dei grandi compositori classici in un disco sulla vita, la caducità e Tarkovskij, anche; ma tranquilli, che va bene anche per il giardinaggio d’autunno – anche nei suoi Remodels.
12. Laurel Halo – DUST
Scrivere di DUST è impresa difficile, un disco di polveri sonore che scivola fuori dalle catalogazioni ad ogni capoverso, Laurel Halo ha la visione di un disco di pop elettronico totale, tanto irreprensibile quanto astratto e inafferrabile, come il suo titolo.
Jelly, Moontalk, Do U Ever Happen
11. Caterina Barbieri – PATTERNS OF CONSCIOUSNESS
Cartoline da Berlino, in un disco che guarda dritto alla lezione dei grandi minimalisti del passato: uno studio sulla percezione e sulla natura dell’inconscio, creato da un disciplinato uso di sequencer e oscillatori armonici, tra mirabile quiete e perturbazioni.
This Causes Consciousness to Fracture, SOTRS, Gravity that Binds
10. The Horrors – V
L’apertura spregiudicata degli Horrors alle intuizioni elettroniche, tra episodi più luminosi e altri più abrasivi e primari, in una scaletta in 10 tracce eclettiche che fanno di V un altro tassello importante della discografia del gruppo inglese.
Machine, Point Of No Reply, Something To Remember Me By
9. Laura Marling – SEMPER FEMINA
SEMPER FEMINA è l’omaggio al mondo femminile di Laura Marling: perfetta alchimia tra la sua grazia folk e la sua graffiante volontà rock. Il focolare di una delle più grandi – e sottovalutate – cantautrici dei nostri giorni è sempre vivo.
Soothing, Wild Fire (Live on KEXP), Next Time
8. Arca – ARCA
Le tessiture elettroniche mutanti di Arca si impreziosiscono del suo struggente e fragile canto. Come una diva e il suo melodrammatico soliloquio, che mostra fiera il suo corpo, in una spregiudicata e necessaria fluidità che si fa musica.
7. Kelela – TAKE ME APART
TAKE ME APART è un disco di debutto che ha avuto una gestazione lunga, dopo mixtape e EP, è un nastro di Möbius sulle relazioni, tra la fine di una storia e l’inizio di un’altra, seguite passo passo. Il disco R&B più corposo e personale dell’anno.
Frontline, Onanon, Turn to Dust
6. Residente – RESIDENTE
Fatto il test delle sue origini genetiche, Residente intraprende un lungo viaggio attraverso gli 11 paesi risultanti, dove sperimenta con gli artisti locali, nonché alcuni nettamente più conosciuti, per uno splendido disco rap senza confini.
Una leyenda china, Desencuentro feat. Soko, Apocalíptico
5. Hurray for the Riff Raff – THE NAVIGATOR
Il ruolo del Navigator è quello di raccontare alle persone la loro storia, così che possano essere libere. Lo dice Alynda Segarra che ne veste i panni in questo concept folk pop, da Porto Rico al mondo intero, canto della intersezionalità delle lotte.
Hungry Ghost, The Navigator, Pa’lante
4. Tyler, the Creator – (SCUM FUCK) FLOWER BOY
Un disco hip hop che dialoga con sessualità, solitudine, noia, suonando come uno dei più colorati dell’anno. Una palette sonora ricca, capace di regalare diversi momenti di puro gaudio pop, come la bellissima copertina di Eric White.
Who Dat Boy, Garden Shed, 911 / Mr. Lonely
3. Bilderbuch – MAGIC LIFE
I Bilderbuch fanno ancora centro con il loro esplosivo pop rock contaminato dal black groove, immancabili e sensuali giochi di esperanto, toni kitsch e riff zuccherini che s’incollano ai cinque sensi, come le vetrine di una pasticceria viennese.
Bungalow, Erzähl deinen Mädels ich bin wieder in der Stadt, Sneakers4free
2. Moses Sumney – AROMANTICISM
Tra i debutti dell’anno, quello di Moses Sumney è un vero e proprio saggio sulla lovelessness as a sonic dreamscape, in un sublime affresco sonoro soul – anche per immagini: nella copertina di Jonathan Zawada e nei videoclip diretti da Allie Avital.
Quarrel (Live on KEXP), Doomed, Lonely World
1. King Krule – THE OOZ
THE OOZ – ogni manifestazione e secrezione più o meno spontanea del nostro corpo – è un flusso libero di canzoni che sfugge a ogni catalogazione e a ogni nostra attesa: pura espressione di un vero talento visionario e del suo cosmo sonoro.