50 canzoni che hanno segnato il mio anno – e per tutte le altre c’è sempre la playlist su spotify. A riguardarlo da qui c’è tutto: ci sono gli addii del mondo della musica, ci sono le canzoni per lavare i piatti, passeggiare e le tempeste dei sentimenti. Ci sono gli orrori quotidiani, ma c’è un acceso attivismo che investe anche la musica, spesso sublimata per la pista da ballo, luogo dove vorremmo sentirci al sicuro, alzare gli occhi al cielo e incontrare un fremito di serenità. Questo è il mio 2016, in libera associazione di idee, suoni e visioni. |
50. Emma Pollock – IntermissionEmma Pollock non chiede il nostro permesso per pubblicare una delle sontuose movenze da sipario dell’anno, “Intermission”, a metà scaletta, avanza con timidezza ed eleganza in una pausa, in ritorno sulla strada di casa e le memorie di famiglia. |
49. Steve Mason – Planet SizesScritta con Iain Archer su un campanile londinese, un po’ come le figure della copertina di Olivia Bullock in cerca di un abbraccio e un legame con l’universo: squisitezza pop di un canzoniere forse ancora segreto, nascosto e a suo modo prezioso. |
48. Yeasayer – I Am ChemistryOgni anno mi piace ritrovare un po’ di chimica nella musica, quest’anno la cantano in scioltezza con un’irresistibile canzone pop gli Yeasayer: tra piante velenose, gas, insetticidi e un finale corale. Trovatemi qualcuno là fuori che canti C4H10FO2P! |
47. Childish Gambino – RedboneNuova maturità artistica per Donald Glover, sancita anche da Atlanta – realizzata con il fido regista Hiro Murai – serie tv che offre un evidente collegamento con il suo disco migliore, dove sperimenta nuove direzioni soul e funky 70s, dove Redbone brilla. |
46. Kadhja Bonet – HoneycombSi apre il sipario orchestrale e un raggio di luce ambrata illumina le vostre labbra, la grazia soul senza tempo di Kadhja Bonet, come dolci api d’amore che svolazzano nel vostro cuore, ma non temete: non arrivano da un episodio di Black Mirror! |
45. Motta – Del tempo che passa la felicitàProdotto da Riccardo Sinigallia, quella di Motta è una rinascita solista molto apprezzata quest’anno, protagonista delle Targhe Tenco (al fianco di Niccolò Fabi, da recuperare “Vince chi molla“) per uno dei pezzi più potenti usciti quest’anno in Italia. |
44. Ariana Grande – Into YouMa c’è Max Martin quest’anno? Yep, insieme ad un team che ha cesellato tutti i più grandi successi di Ariana Grande, “Into You” è semplicemente irresistibile, meno chiacchiere e andiamo al sodo – ‘cause I’m so into you, into you, into you. |
43. KAYTRANADA – Lite SpotsQuando ascolto KAYTRANADA me sinto muito contente, singolo pazzesco con un campionamento massiccio di “Pontos de Luz” di Gal Costa, accompagnato da un videoclip irresistibile con il producer canadese in compagnia di un robot. |
42. Cassius – Feel Like Me feat. Cat PowerIl 2016 ha un cuore gospel, anche per i Cassius, che reclutano una Cat Power da cantare al tramonto, con una timida tempesta di sentimenti in agguato, dalla quale non saper se cercare riparo o farsi travolgere – a storm, this storm feels like me. |
41. Cosmo – L’ultima festaHa trovato la formula giusta per un disco che ha fatto discreto successo su una larga fetta d’italiani, merito anche di un singolo come “L’ultima festa”: vera e propria hit pop da pista da ballo dedicata a tutti i loser che ballano fino alla fine, comunque vada. |
40. Jamie T – Police TapesAl cospetto di Jamie T quest’anno ci sono tanti hook da cantare per strada, ho scelto “Police Tapes” perché ha un tiro pazzesco e adoro il sample di Black Man Angry At KFC – stare at my ass like I was a National Geographic motherfucker. |
39. M¥SS KETA – Col cuore in golaNella splendida title track del primo disco ufficiale di M¥SS KETA sembra festeggiarsi il ritorno da un viaggio in Centro America con una serata anni ’90 a Milano. O forse siamo sempre stati a Milano, con un beat amaro che si scioglie in gola. |
38. Mitski – Your Best American GirlMitski non è la Luna, non è una stella, ma nella notte nera ci può cantare di un amore impossibile, di quelli che da sempre abitano le tragedie, ma su un respiro più ampio la sua invocazione ad essere Best American Girl è soprattutto la difficoltà d’integrazione. |
37. Wilco – If I Ever Was I ChildPura meraviglia da incastonare in un canzoniere ideale di Jeff Tweedy, i Wilco recuperano la semplicità disarmante del passato, la pura gioia della melanconia di quando siamo soli e pensiamo al passato, ma siamo mai stati bambini? E com’eravamo? |
36. Ghali – Wily WilyCon una “Ninna Nanna” che ha rotto le classifiche, continuo a preferire “Wily Wily” anch’essa prodotta con Charlie Charles: nell’affastellato scenario della trap all’italiana, uno come Ghali sembra aver qualcosa da dire, ti aspettiamo al debutto. Per ora Sto. |
35. Rkomi – Sul serioTra gli EP italiani più belli dell’anno, nuove leve travalicano le metriche hip hop in un urgenza del racconto con produzione bestiale, come in “Sul serio” prodotta dal mastro Chris Nolan – ho il cuore che batte a tremila la testa che viaggia da quando ero baby. |
34. Kid Cudi – By Design feat. André 3000Senza dubbio una delle canzoni più belle dall’ultimo di Kid Cudi, raggiunto da André 3000 in una piccola tregua dai demoni che lo affliggono, o meglio abbracciare il karma e sintonizzarsi sulle giuste frequenze per sopravvivere. Tap in to the frequency, love. |
33. Cass McCombs – Opposite House feat. Angel OlsenUn giorno di pioggia Cass McCombs e Angel Olsen s’incontrano in un’ode alle misteriose e magnetiche attrazioni degli opposti, un testo molto bello sorretto da un graziosa canzone, tra le migliori in ambito songwriting americano dell’anno. |
32. Angel Olsen – InternI primi sorprendenti singoli tratti da MY WOMAN sono stati traditi da un disco di maniera, senza una continuità in scrittura. “Intern” resta una bellissima pecora nera che, tra cascate di synth e nostalgia, ci prepara alla prossima stagione di Twin Peaks. |
31. Bon Iver – 8 (circle)Un 8 in due cerchi e in un piano ribaltato l’infinita spirale criptica di Bon Iver, come un Astuary King in bilico tra una visione antica e fluida della lingua, alla prese con una micro destrutturazione della sua formula musicale, che però è sempre là. |
30. Chance the Rapper – All NightIl producer KAYTRANADA alle manopoline della notte chicaghese di bagordi house di Chance the Rapper in compagnia di Knox Fortune. Non mi chiedete nulla ma godetevi la notte insieme a me, dice. Canzone definitiva per il party hard 2016, con coscienza. |
29. Lindstrøm – Closing ShotNu disco quattro stagioni, da sculettare verso casa, scopare, fare la spesa al mercato, la corsa, il workout, guardare la Luna, i balli di gruppo in spiaggia, figa l’aperitivo e poi il club: sono otto minuti che stanno bene su tutto, quando Lindstrøm c’è, c’è. |
28. Leon Vynehall – BlushCome il volo dei Paradiseidi – gli uccelli del Paradiso che ci accolgono nell’incantevole copertina realizzata da Lastminutepanic – otto minuti Designed to Dance, house da capogiro. Piccola parentesi, in materia mi è piaciuta anche “XL” di Steven Julien. |
27. Sylvia – PozzangheraUna vocalità profondamente radicata nella tradizione che abbraccia arrangiamenti tra la camera di un violoncello e quella di una scrivania di sintetizzatori, il mio singolo italiano preferito dell’anno che ben condensa gli umori del disco, sinceri urbani italiani. |
26. Crying – Wool in the WashPrima di metterla in lavatrice “Wool in the Wash” è squisitezza dream pop con ritmica heavy, ma alla prima centrifuga i Crying sprigionano tutto il loro amore per il progressive rock, a partire da quella copertina! N.B. Le lavatrici nel 2016 sono Matmos. |
25. Nick Cave and the Bad Seeds – I Need YouUna morsa eterna, quella della perdita del proprio figlio, è un canzone che lentamente s’insinua sotto pelle per non andarsene più – nothing really matters when the one you love is gone. Il videoclip tratto dall’imperdibile “One More Time With Feeling”. |
24. Leonard Cohen – You Want It DarkerInsieme a David Bowie autore di un ultimo disco in apparente piena coscienza, quel Hineni, hineni / I’m ready, my Lord di questo primo singolo doveva un po’ insospettirci; sì, noi lo volevamo più oscuro Leonard, ma non così tanto. It’s au revoir. |
23. serpentwithfeet – Four EthersUna marcia al supplizio sulle note della “Sinfonia fantastica” del compositore Berlioz, che grazie al videoclip dei CRUDO (Timothy Saccenti & Alvin Cruz), amplifica la sua natura di magnificenza estetizzante, (omo)erotica e intensamente drammatica. |
22. Lorenzo Senni – Rave VoyeurLa traccia manifesto di Lorenzo Senni, vero e proprio Rave Voyeur che sprigiona tutta la sua personale visione pointillistic trance completamente slegata dal beat, così che possa sempre evolversi in un’euforica e meditativa fuga di pattern. |
21. Mura Masa – Love$ick feat. A$AP RockyCome rivitalizzare “Lovesick Fuck” in una nuova versione irresistibile con A$AP Rocky, complice un videoclip carinissimo, in 8 mm, diretto da Yoni Lappin. Accreditiamo anche al producer UK uno dei set più divertenti dell’anno ed è fatta. I’m a lovesick fuck. |
20. Amnesia Scanner – As CrustUna trap accelerazionista ad appannaggio di un’utopica comunità da club da intrattenere e sconvolgere, a partire dal videoclip, campionario frammentato e disturbato, tra l’alta definizione ed errori di scansione della nostra quotidianità digitale. |
19. Parquet Courts – Human PerformancePostumi di una serata e di una vita, un dolly che evoca brutti ricordi, ah l’amore cazzo, su un posacenere colmo, bottiglie vuote senza musica nell’aria se non la sottile decadenza dei Parquet Courts in ricordo di una Boston dei Modern Lovers. |
18. A Tribe Called Quest – We The People….Lo storico gruppo hip hop ci saluta con un ultimo e importante disco, qui le liriche sono macchiate d’attualità – tra intolleranza religiosa, razzismo, omofobia e uguaglianza di genere – mentre il videoclip è un omaggio a Phife Dwag scomparso a marzo. |
17. Rae Sremmurd – Black Beatles feat. Gucci ManeProdotto dal fido Mike WiLL Made It, vera e propria banger che ha guadagnato meritatamente la n. 1 grazie alla virale Mannequin Challenge. Tra gli hook dell’anno insieme a “Lockjaw” di Montana e il groove irresistibile di Rashad in “Free Lunch“. |
16. Danny Brown – Hell For ItSe si parla di hip hop quest’anno ruba la scena quella mina vagante di Danny Brown, in feat. dagli Avalanches all’ultimo RTJ. Nella sua “Hell For It” si prende una pausa dalla follia incontenibile per trovare finalmente pace nel suo “Another Green World”. |
15. The Avalanches – SubwaysA proposito di Avalanches, ma tu immagina cosa sarebbe la metropolitana con “Subways” in cuffia, le giornate urban si colorano di strobo e lucine disco sognanti. Com’erano quelle caramelle là, ecco, tu resistere non puoi! |
14. Solange – Cranes in the SkyScritta insieme a Raphael Saadiq, un cielo emozionale costellato di gru, segno del cambiamento in corso, rinnovamento urbano e sociale, come un processo di guarigione personale e di emancipazione, ma la presenza di queste nuvole di metallo è incessante. |
13. ANOHNI – Drone Bomb MeAccompagnato da un ottimo videoclip con Naomi Campbell diretto da NABIL, è il singolo più bello e forte di HOPELESSNESS: le devastazioni quotidiane cantante nell’universo dance militante di ANOHNI in compagnia di HudMo e OPN. |
12. Dawn Richard – LA feat. Trombone ShortyLA come Los Angeles e Lousiana: epicentri delle influenze di Dawn Richard che in questo pezzo convergono a meraviglia, tra wonky, fugaci assoli e un finale jazzy brass di Trombone Shorty. We just wanna know, if we really matter. |
11. Jessy Lanza – It Means I Love YouIl singolo che fa più muovere il culo dell’anno, dalla shangaan electro di Foster Manganyi alle dive R&B in fotta con la footwork senza battere ciglio. In produzione c’è anche Jeremy Greenspan degli Junior Boys. Future Pop su Hyperdub, bitches. |
10. Drake – One DanceLe sonorità dancehall quest’anno oscillano tra i meticci oscuri di Gaika, squad giamaicane su DDS e il mainstream, come nel singolo irresistibile di Drake, così come in “Work” con Rihanna – dove prima c’era anche Jamie xx. Baby, I like your style. |
9. Radiohead – DaydreamingIl mezzo del cammin della vita di Thom Yorke diviso tra l’ex moglie e i Radiohead, un sogno ad occhi aperti che si frantuma, non si può tornare indietro ma si può solo incidere una splendida canzone e incorniciarla in un videoclip di Paul Thomas Anderson. |
8. Michael Kiwanuka – Black Man in a White World“Black Man in a White World” è un Michael Kiwanuka sulle orme di Curtis Mayfield, l’effetto vintage si perdona perché c’è una scrittura impeccabile ed è accompagnato da un bellissimo videoclip diretto da Hiro Murai, che rende il tutto edificante. |
7. James Blake – Radio SilenceTentativo pressoché riuscito di ritornare sui fasti del capolavoro “Retrograde”, una struttura circolare ad espansione, tra piano e gelidi synth di controllo, come un radar del cuore a scandagliare i sentimenti e in cerca risposte, ma dall’altra parte c’è silenzio. |
6. Car Seat Headrest – VincentSapevate che alla voce disturbo depressivo su Wiki c’è un ritratto di Van Gogh? Ce lo dice Will Toledo, in una rock song dal riff irresistibile e dalle trascinanti tinte funky, da ballare con un bicchiere pieno in mano – I had a bright tomorrow (I spent it all today). |
5. David Bowie – I Can’t Give Everything AwaySarà anche per colpa della congiuntivite, ma ogni volta che riascolto la doppietta “Dollar Days / I Can’t Give Everything Away” mi scende la lacrimuccia. Uscita di scena in grande stile, rievocazione del periodo Berlino in un canto del cigno sublime. |
4. Frank Ocean – IvyI though that I was dreaming when you said you love me. I primi amori non si scordano mai, fanno parte della nostra crescita, qui solo chitarre rampicanti accompagnano le parole di Frank Ocean fino alla dissoluzione definitiva del sogno – e del pezzo. |
3. Anderson .Paak – Am I Wrong feat. ScHoolboy QAnderson .Paak odia dare una brutta impressione, certo che con il suo disco “Malibu” ha fatto tutt’altro, qui spinge su fronti disco, assoldando ScHoolboy Q e il producer Pomo, per un singolo dal groove irresistibile. Music ain’t music without soul. |
2. Kevin Morby – I Have Been to the MountainIspirata e dedicata a Eric Garner – afro americano ucciso dai poliziotti di NY – e con il suo titolo che rimanda a MLK, è una canzone di protesta affidata ad un riff irresistibile, complice quel basso, l’ingresso dei fiati e un ampio respiro gospel sullo sfondo. |
1. Kanye West – Ultralight Beam
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