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    20 dischi del 2015

    Invasioni aliene in un pressante universo tecnologico, tra privacy e identità, avanguardie pop e parodie del presente iperconnesso, tra product placement e advertisement saturi di zuccheri, l’elettronica mutante e genderless, della mostruosità e del raggiungimento di un ideale di bellezza; o di quando si spegne tutto per gustarsi la sola musica, con le sue storie, la sua introspezione e un tuffo nel blu noir, perché estremamente bella, sensuale, in uno stato di grazia, magari tattile ed evocativa, un viaggio in Sudamerica in grado di distrarci dalla metropoli, tra nebbia e smog, e far crescere intorno a noi delle foreste. Questo, e molto altro, nei miei 20 dischi preferiti del 2015.

    (Clicca sulla copertina per lo streaming integrale del disco, tramite spotify e bandcamp.)

    Julia Holter - Have You in My Wilderness1. Julia HolterHave You In My Wilderness [Domino]

    Un disco in perfetto stato di grazia, come tende mosse dal vento che permettono al sole di illuminare definitivamente la musica di Julia Holter; nuova e diversa luce rispetto ai dischi precedenti, più sperimentali, con la voce in avanti, che tende alla sublimazione verso la forma canzone, pop, ma senza perdere il gusto per la ricerca sonora e bibliografica, a confezionare dieci episodi di sopraffina eleganza. Il videoclip di “Feel You“, o la mia preferita “Lucette Stranded On The Island“.

    Oneohtrix Point Never - Garden of Delete2. Oneohtrix Point NeverGarden of Delete [Warp]

    Realizzato insieme all’amico alieno immaginario Ezra, vero medium con il quale Lopatin allestisce questo giardino di privatissimi found objects, scovati nei più reconditi interstizi delle cronologie di ricerca e di vita. Elettronica progressive, tra guitar hero, youtube, GDR, pornografia e tutte le stranezze che solo il web può offrire, in uno stato misto di continuo eccitamento e alienazione. Le architetture di “I Bite Through It“, marchio di fabbrica di OPN, o il videoclip di “Sticky Drama” realizzato con Jon Rafman.

    Dawn Richard - Blackheart3. Dawn RichardBlackheart [Our Dawn]

    Da un talent a “Blackheart”: uno splendido disco dal cuore R&B in un continuum sonoro elettronico futuristico e pantagruelico, senza discriminazioni di genere, realizzato in totale autonomia insieme al produttore Noisecastle III. L’ascolto dei singoli brani non rende giustizia al suo insieme, non resta allora che perdersi nel suo flusso, magari accompagnato, ove possibile, dai relativi videoclip – come nel caso di “Calypso” o la più introspettiva e acquatica “Projection“.

    Bilderbuch - Shick Shock4. Bilderbuch – Schick Schock [Maschin]

    Un disco semplicemente bello, tra i migliori dischi pop rock dell’anno, che gioca a contaminare il rock con la musica black, e non solo, uscendone vincente; molto contemporaneo ed estroverso, kitsch, fondato su efficacissimi riff e groove molto sensuali; “Schick Schock” è un disco che parla in tedesco, però gioca, linguisticamente, con l’imperante universo musicale anglofono. Il videoclip di “Maschin” o gli zuccheri che creano dipendenza di “Softdrink“.

    Arca Mutant5. Arca Mutant [Mute Records]

    In un anno contraddistinto da una materia elettronica mutante, la spunta Arca con il suo nuovo viaggio sonoro, dove la disamina dei singoli episodi passa in secondo piano, in virtù di una vena autoriale molto forte. “Mutant” sembra srotolarsi come venti preludi autobiografici di spaventosa avvenenza, tra la mostruosità e il raggiungimento di un ideale di bellezza. Il video di “Soichiro“, splendida ode a Jesse Kanda, controparte immaginifica della sua musica. [Recensione]

    Dawid Podsiadło - Annoyance and Disappointment 6. Dawid Podsiadło – Annoyance and Disappointment [Sony]

    Conosciuto grazie al singolo “Trójkąty i kwadraty” e vincitore in Polonia della seconda edizione di X FactorDawid Podsiadło ritorna con un disco perfettamente a fuoco, incastrando una dopo l’altra preziose canzoni, tra pop rock e soul, e con una discreta consapevolezza di fondo, visto anche l’uso preponderante dell’inglese, sicuramente più esportabile al di fuori dei suoi confini. Per farsi un’idea della sua musica, le bellissime “Block“, “W Dobra Strone” e “Son of Analog“.

    Elza Soares A mulher do fim do mundo7. Elza SoarezA mulher do fim do mundo [Circus]

    Vera e propria icona della musica brasiliana, oggi, a quasi ottant’anni, ancora in grado di sorprendere, “A mulher do fim do mundo” è vanguarda paulista pronta a rivivere in un disco carioca contaminato da soluzioni brillanti: tra samba, elettronica, jazz e rock sperimentale, tutto permeato e graffiato dalla voce sempre in primo piano, e splendidamente vissuta, di Elza Soarez – che vuol cantare fino alla fine del mondo.

    Michael DeMaio - Half Cross8. Michael DeMaioHalf Cross [Opal Tapes]

    Nel sottosuolo outsider house di questi tempi si trovano cose interessanti, soprattutto in cassetta, con etichette come 1080p, 100% Silk e Opal Tapes[1], su tutti, a fine anno, la spunta questo “Half Cross” di tal DeMaio: indossate la cuffia, tuffatevi in questo oscuro tunnel a 120 bpm, bagnati da un pulviscolo di attriti sonori d’incredibile sensibilità. Un vero e proprio viaggio esoterico.

    Archy Marshall A New Place 2 Drown9. Archy MarshallA New Place 2 Drown [XL Recordings]

    Archiviato momentaneamente il moniker King Krule, con relativa chitarra da punk rocker delle periferie londinesi e fascino da crooner tenero e maledetto, Archy Marshall si dedica ad un progetto con il fratello Jack: 12 tracce – più un libro con disegni, scripta, foto e un corto – dall’incedere rap che sprigionano le atmosfere più evanescenti e melanconiche della sua musica, tra 90s e smoky blues, colpisce sempre dritto al cuore. Non perdetevi la doppietta “Eye’s Drift” / “The Sea Liner MK 1“.

    A$AP Rocky - At.Long.Last.A$AP10. A$AP RockyAt.Long.Last.A$AP [Polo Grounds]

    Tra vintage lisergico e vecchi nastri, come vera riposta al narcoswing di Lana Del Rey, in episodi druggy e ipnotici (“Fine Whine” in compagnia di Future, Joe Fox e M.I.A. e “L$D“), squisitezze hip pop (“Excuse Me“), dove non manca il banger (“Electric Body” con ScHoolboy Q), e la hit mancata, quella “Everyday“, con Mark Ronson, Miguel e Rod Stewart – accompagnata da un videoclip da non perdere diretto da Emanuel Cossu.

    Laura Marling - Short Movie11. Laura MarlingShort Movie [Virgin]

    Un talento indomabile e una voce straordinaria, ritorna dopo lo splendido “Once I Was an Eagle” con un quinto album auto prodotto, indossando i panni di ipotetica sacerdotessa del folk desertico on the road: il senso di un lungo viaggio, con i suoi suggestivi scenari di quiete, sullo sfondo sfide e paure di una Los Angeles ad un passo dal selvaggio, vera forza ispiratrice. Il video di “Gurdjieff’s Daughter“. [Intervista]

    Everything Everything - Get to Heaven12. Everything EverythingGet to Heaven [RCA]

    Terzo disco, come la bilancia ideale tra l’arioso pop di “Arc” e le prodezze geometriche e oblique di “Man Alive”, ancora con il falsetto di Higgs e testimoni di un presente intenso visto da uno schiacciante universo tecnologico, ma con la promessa di una leggerezza di fondo, quasi fosse il disco perfetto per accedere ad una forma utopica di pop contemporaneo, certo, password permettendo. I videoclip di “Distant Past” e “No Reptiles“.

    Jamie xx - In Colour13. Jamie xxIn Colour [Young Turks]

    L’universo elettronico di Jamie xx è una vera e propria pioggia di colori, come da copertina del resto, in grado di sfiorare uno spettro molto ampio di sonorità tenendole tutte per mano, proprio come un prisma fatto producer. Jamie Smith, da solo o alle volte in compagnia dei suoi xx, entra di diritto tra le figure dell’elettronica inglese pronte per conquistare proprio tutti. Il videoclip di “Loud Places” feat. Romy.

    Montoya - Iwa14. MontoyaIwa [White Forest]

    L’Italia gode di ottima salute elettronica, manca l’accoglienza. Quest’anno White Forest detiene lo scettro[2] con un Montoya alla riscoperta delle sue radici colombiane. “Iwa” è disco piccolo, eppure così evocativo: la vegetazione che scorre lungo il fiume Orinoco, come sul suo volto in copertina, nella metropoli elettronica, tra il lirismo di un violino e sentori jazz. Il videoclip di “Umza“. [Recensione]

    East India Youth - Culture of Volume15. East India YouthCulture of Volume

    La “Culture of Volume” di William Doyle, ispirata da un poema di Rick Holland, la musica dell’elegantissimo musicista inglese, one man band, al suo secondo disco che si gioca tra un romanticismo decadente di sintetizzatori al carillon, più synth pop, e l’urgenza da sbornie big beat. Prodotto insieme a Graham Sutton, “Culture of Volume” è ora confidenziale, ora giacca, cravatta e bordello. Il videoclip di “Carousel“.

    IOSONOUNCANE - DIE16. IOSONOUNCANE – DIE [Trovarobato]

    Universalmente acclamato come disco italiano dell’anno, Jacopo Incani vira completamente dal folle disco precedente per un concept molto ambizioso e riuscito; “DIE” trae ispirazione da un racconto ambientato in riva al mare, un giorno sulle coste sarde che si respirano anche nella musica, e che convivono perfettamente in un flusso molto vicino ad una forma progressive fortemente influenzata dall’elettronica. “Stormi” è la perla estiva del disco, tutta da cantare.

    SOPHIE - Product17. SOPHIE Product [Numbers]

    Moniker dietro il quale si cela Samuel Long con la sua formula di bubblegum bass: cute pop, tra l’high pitch e l’hi-tech, legato alla scena UK Bass e grime, pronto a svelare un campionario oggettuale in odor di Matmos, grazie anche alla sua materialità feticista. Onomatopeica irresistibile, un product placement fatto musica, tra vera avanguardia pop e sottile parodia. Ascolta “VYZEE“, il crazy and then pop di SOPHIE[Recensione]

    Sufjan Stevens - Carrie & Lowell18. Sufjan StevensCarrie & Lowell [Asthmatic Kitty]

    Dopo i pasticci retrofuturisti di “The Age of Adz”, Sufjan Stevens ritrova nel lutto e in vecchie foto di famiglia, spogliandosi di tutti gli orpelli, a nudo e in croce, il suo definitivo disco spoglio: “Carrie & Lowell” vive di suggestioni introspettive, come un viaggio di ricordi, grazie ad un fine songwriting dalla genuinità disarmante, da lasciare senza parole, proprio come il cielo il “Fourth of July“.

    Real Lies 19. Real LiesReal Life [Marathon Artists]

    Non è propriamente il DJ Sprinkles che incontra gli Oasis, come uno dei membri del gruppo, Kev Kharas, descrive, semmai può ricordare più un King Krule, attitudine spoken, rapito da una boyband britpop in revival balearic. Come un calendario fermo che pulsa undici episodi nostalgici, sorretti però da un songwriting che non fa mai una piega. Basti ascoltare i singoli “World Peace“, “Dab Housing” e “Deeper” per farsi un’idea della loro vita per le strade di Londra, dopo un lungo party, o semplicemente della vita.

    Lana Del Rey - Honeymoon20. Lana Del Rey – Honeymoon [Polydor]

    «We both know that it’s not fashionable to love me», si apre così “Honeymoon“, dopo le aspettative di un distacco dalle sonorità di “Ultraviolence”, Lizzy Grant riaffiora nuovamente sullo schermo di un cinema fuori dal tempo, colonna sonora eterna della sua Hollywood sadcore, non sempre al massimo delle possibilità, ma nuovamente e ipnoticamente adorabile. Il videoclip, diretto da Jake Nava, per “High By The Beach” o la bellissima “Terrence Loves You“, già proposta tra le mie 50 canzoni del 2015.

    [1] Di citare tutti non posso, ma possiamo gioire con “L’étreinte imaginaire“, Auscultation, “+200 Gamma” dei Perfume Advert e il bellissimo EP n. 21 della Workshop.

    [2] Rimando alla pagina ufficiale su Bandcamp, dove è possibile spulciare l’elettronica prodotta da White Forest, consiglio soprattutto il bellissimo “Meanwhile, Tomorrow” di Bienoise e “No Logic No Death” di Furtherset.