La playlist della settimana in libera associazione di idee, suoni e visioni.
Giovani internazionali
Il vero giovane di Sanremo e le sue sonorità in grado di svecchiare il Bel Paese, i suoi modelli e gli adepti da classifica. Un po’ UK 4 dummies, ma efficace. Impossibile: la semplicità non rima con banalità.
Legalize Via Gluck
Ancora Sanremo. Tra il nazionalpopolare ampolloso e lo swing trasversalmente piacione io dico: W la Maria, la sua quinta, i suoi abiti primari, Peppe Servillo e gli Avion Travel. Provocazione: è colpa mia.
We (don’t) need each other now
Il quintetto di Oxford mi è sempre piaciuto, ma a pezzi, con il terzo disco fanno finalmente centro. E la matematica non è un’opinione. My number spicca per le sue potenzialità da (alt)hit. Guitar band.
Rive del cielo
Liberare il cielo dalle nuvole con semplici schiarite ma intense. I Bad Seeds al servizio di un Nick Cave nuovamente spettrale e coheniano. Non sempre a fuoco ma efficace. Jubilee Street del fido John Hillcoat.
So far, so cool
Fincher ritorna al videoclip per filmare lo stile retrò di Justin Timberlake feat. Jay-Z. Niente di sconvolgente, ma la fotografia dello stile tra how to be cool e bianco-nero cristallizza le intenzioni: abito e cravatta.
Partiti dal basso
Drake e il suo stile intimista ed essenziale che divide. Il nuovo R&B sappiamo che riparte da qui e dal Canada (vedi anche The Weeknd). Che poi siano partiti dal basso è tutto da vedere, ma per me è si.
Internet meme
Harlem Shake è il nuovo tormentone del web. Si cimenta, a modo suo, anche la Banks dopo l’ennesima battaglia a colpi di Faggot su Twitter. Ecco: diamo alle stampe il disco e diamoci un taglio con il cazzeggio.