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Tag: Adrianne Lenker

  • I miei 20 dischi preferiti del 2024

    I miei 20 dischi preferiti del 2024


    E anche quest’anno ho fatto venti: i venti dischi che ho amato e ascoltato di più nel 2024. Decretiamo il miglior pop possibile, alla ricerca della versione migliori di noi stessi, tra dischi del giorno e della notte. Tra cabaret, mascolinità tossica, dipendenze e rehab a suon di rap e rock, a tutto volume nella club culture e a tutta velocità verso la fine del mondo. Sono fughe elettroniche in foreste immaginifiche, ballate country esistenziali e tregue folk in boschi di pace, scogliere di libertà e portali metal verso mondi antichi e sconosciuti; e ancora planetari jazz e Amazzonia pura e poesia. Quale sarà il vostro prossimo viaggio?

    1. Magdalena Bay – Imaginal Disk

    «Divine digits, the nightmare lifts / It’s here, imaginal disk / Say hello, it’s you»

    Se l’esordio dei Magdalena Bay era un’adolescente cameretta musicale nerd tappezzata di post-internet, con Imaginal Disk il duo pop di Miami entra nell’età adulta, o nell’ossessiva ricerca della versione migliore di noi stessi, quella umana – alludendo, con il titolo, alla biologia della metamorfosi. Un fantasmagorico concept tra pop psichedelico e sognante, funky spigoloso e morbidissimo e reminiscenze progressive – tra le influenze dichiarate spuntano nomi come ABBA e Genesis, basti ascoltare uno dei miei brani preferiti dell’anno, Cry For Me. Dopo l’ottimo Mercurial World, già tra i miei dischi preferiti del 2021, le ballate di Matt & Mica sono ancora una volta uno dei migliori universi pop possibili.

    2. Amaro Freitas – Y’Y

    Il talentuoso pianista brasiliano Amaro Freitas musica un viaggio tra la natale Recife e la foresta amazzonica, a contatto con la comunità indigena dei Sateré Mawé – nel loro dialetto Y’Y, eey-eh, eey-eh, significa proprio acqua, corso d’acqua. Nella prima parte del disco, Amaro fa propria la tradizione minimalista del pianoforte preparato, l’uso di strumenti a legno, in un distillato ipnotico e spirituale di Amazzonia pura, che trova coronamento nella bellissima Dan​ç​a dos Martelos. La seconda parte invece, ricca di ospiti, crea una connessione con la comunità contemporanea avant jazz e sugella il concept del disco: l’impatto dell’uomo sull’uomo e sul nostro pianeta, tra decolonizzazione – anche sonora – e lotta al cambiamento climatico.

    3. Geordie Greep – The New Sound

    «When I tell you your pussy is holy / I want you to slap me and then kiss me / Make sure everybody’s watching, kiss me and then walk away»

    Archiviata momentaneamente l’avventura con i Black Midi, Geordie Greep vola in Brasile a registrare The New Sound – che di nuovo non ha nulla, sia chiaro! Richiama le sonorità tra math rock e jazz del gruppo, aggiunge una dose di latin sound e accentua la veste da crooner con teatralità grottesca – a chiudere il disco, del resto, c’è una cover di Sinatra. Un viaggio tra caffè fumosi, cabaret decadenti, night club, musei delle sofferenze umane, popolati da uomini disgustosi intrappolati in una spirale di mascolinità tossica, tra donne relegate a ruolo di oggetto o strumento di potere – cfr. il singolo dell’anno, Holy Holy. Pervaso da un profondo senso di inadeguatezza, evidente in altri brani come As If Waltz e The Magician, il debutto solista di Greep è il disco rock dell’anno.

    4. Charli XCX – BRAT

    Charli XCX - Brat

    «I’m just living that life / Von Dutch, cult classic, but I still pop»

    BRAT è stato uno degli eventi musicali dell’anno, d’altronde Charli XCX ha sempre saputo cavalcare lo spirito del memento, già dai tempi del bellissimo, nonché suo disco migliore, how I’m feeling now. Se nel 2020 c’era la voglia di fare baldoria durante il lockdown, trasformando la performance casalinga in un’esperienza globale, con BRAT la festa è a 360° e 365 giorni all’anno, con gli alti e bassi di questa vita sempre in evidenza; sfacciato, travolgente e introspettivo, è un imperdibile omaggio alla club culture in chiave pop, spinto a velocità massimalista; un’esperienza senza fine conclusasi, forse, con il disco di remix ricco di featuring che lo reinventa completamente, dove però trionfa la più fedele all’originale Girl, so confusing con Lorde.

    5. Rafael Toral – Spectral Evolution

    Pubblicato dalla rinata etichetta Moikai di Jim O’Rourke, è il mio disco ambient drone dell’anno – anche se l’album dicembrino di Fennesz, Mosaic, pubblicato sul finire del 2024 merita una menzione speciale. Spectral Evolution è il disco che vede il ritorno della centralità della chitarra nella poetica dell’artista di Lisbona Rafael Toral e il punto di arrivo della sua sperimentazione negli anni con l’elettronica, strumenti inconsueti e autocostruiti, nonché la devozione per le dinamiche jazz. Tra paesaggi più ariosi e diradati e altri più organici, è un bellissimo viaggio sensoriale di quarantasette minuti diviso in dodici momenti intonato alla frequenza di 432 Hz, tra immaginifiche foreste umide, uccelli fantastici e remote galassie.

    6. Crizin da Z.O. – Acelero

    «Grammy latino ou luta armada? / Vai depender da disposição dessa garotada»

    Terzo disco per il gruppo brasiliano Crizin da Z.O. – Crizin arriva dal membro del gruppo Cris, mentre Z.O. è il loro territorio, la zona ovest di Rio de Janeiro, Acelero sgasa a tutta velocità in un carnevale apocalittico, un crossover musicale martellante e ipnotico: tra funk carioca, pagodão baiano, rap, punk, industrial e chi più ne ha, più ne metta. Ma dove stiamo andando? E perché a tutta velocità? L’impatto con la fine del mondo e del linguaggio sembra essere imminente, ma esiste un’alternativa? Potremmo chiederlo a Mark Fisher e al suo Realismo Capitalista – «Hoje eu tô tipo Mark Fisher / Mas confesso que nem li». Un disco travolgente, urgente e politico che conquista dal primo ascolto con la sua miscela esplosiva.

    7. Julia Holter – Something in the Room She Moves

    «What is delicious? And what is omniscient? And what is the circular magic I’m visiting?»

    Dopo lo strabordante Aviary, alcune OST e collaborazioni, da ultima quella insieme al compagno Tashi Wada, Something in the Room She Moves rappresenta la summa perfetta dell’universo di Julia Holter: tra pop sognante, jazz, ambient, musica da camera e avanguardia. È un disco fortemente influenzato dalla luce, che dà forma alle cose, dall’acqua, elemento vitale, nonché dalla recente maternità dell’artista; dalle lodi mattutine (Sun Girl) e l’incanto del giorno (la title track), fino ai vespri che ammorbidiscono i contorni del mondo (Evening Mood) e infine la notte (Who Brings Me). Su tutte trionfa il singolo Spinning. Disco ciclico e vitale, tra sogno e veglia, ricerca d’ispirazione e Ponyo, è la visione musicale art pop di Julia Holter giunta a piena maturazione.

    8. Nala Sinephro – Endlessness

    Nala Sinephro torna ad allestire spazi sonori spiritual jazz che sfondano i soffitti delle nostre stanze e delle nostre esistenze, nel seguito naturale e ideale del bellissimo Space 1​.​8 del 2021. Impossibile non partire citando il contributo grafico di Daniela Yohannes e Maziyar Pahlevan che ci invita all’ascolto come fossimo distesi a pancia in su, in un planetario jazz. La compositrice di stanza a Londra, riunisce attorno a sé, la sua arpa e le sue tastiere: James Mollison, Morgan Simpson, Sheila Maurice-Grey, Nubya Garcia, Lyle Barton, Natcyet Wakili e Wonky Logic; ospiti che costellano di corpi celesti questa sua nuova galassia ambient jazz, tra arpeggi stellari e orchestre nebulose, in un continuum sonoro dove lasciarsi andare alla deriva.

    9. Vampire Weekend – Only God Was Above Us

    Vampire Weekend - Only God Was Above Us

    «We’re all the sons and daughters of vampires who drained the old world’s necks»

    Only God Was Above Us è Il disco più bello dei Vampire Weekend, o almeno il mio preferito. Il titolo è una citazione di uno dei superstiti dell’incidente aereo Aloha Airlines Flight 243 del 1988, che finì anche sulla prima pagina del New York Daily, così come immortalata dalla foto di Steven Siegele scelta per la copertina. L’attitudine sbarazzina degli esordi universitari convive appieno con la maturità, non mancano le felici intuizioni melodiche, i ritornelli efficacissimi e le influenze world che hanno reso unica la loro formula indie pop. Dal punto di vista tematico, il quinto disco del gruppo di NY affronta principalmente gli scontri generazionali. Da dove iniziare? Da Classical, tra i singoli preferiti dell’anno – «how the Cruel, with time, becomes classical».

    10. Adrianne Lenker – Bright Future

    «We could see the sadness as a gift and still / Feel too heavy to hold»

    C’è un puro talento in Adrianne Lenker, che sia in compagnia dei suoi Big Thief o qui in solitaria al suo sesto disco. In Bright Future, siamo subito avvolti dal calore del suo songwriting, sarà anche merito della registrazione in analogico. Un raccolta di canzoni che mostrano la versatilità della cantautrice americana, dove ciascuno troverà le sue preferite. Le mie? Sadness As a Gift e la chiusura affidata a Ruined, rispettivamente il gioiello country e ballata strappalacrime dell’anno. A compendio, un EP su Bandcamp, i won​’​t let go of your hand, i cui ricavi andranno tutti al Palestine Children’s Relief Fund, e la partecipazione alla corposa compilation TRAИƧA – a sensibilizzare sull’esistenza e sulle tensioni quotidiane affrontate dalla comunità transgender e non-binary.

    11. Blood Incantation – Absolute Elsewhere

    Il suono death metal del gruppo di Denver decolla verso galassie space e progressive, tra Tangerine Dream – presenti nelle vesti di Thorsten Quaeschning – e l’immanenza dei Pink Floyd. Absolute Elsewhere è il disco metal dell’anno anche per i non assidui al genere, complice la bellissima The Stargate [Tablet I] che contiene l’assolo che farebbe felice ogni riccardone nel 2024.

    12. Dillom – Por cesárea

    Dillom - Por cesárea

    Il rap ispanofono sta andando alla grande da anni e tra le sorprese di questo 2024, troviamo il secondo disco del giovane argentino Dillom. Por cesárea è un bellissimo disco che racconta del declino di un uomo instabile: traumi passati, pensieri intrusivi e tossicità nei rapporti, tra sonorità rap dalle tinte horrorcore – Últimamente, la migliore –  e pop rock – Ciudad de la paz, Buenos tiempos.

    13. Arooj Aftab – Night Reign

    Il premio indiscusso di disco della notte quest’anno va a Arooj Aftab – anche se merita una menzione speciale On the Lips di Molly Lewis che fischietta per noi. Night Reign è un disco ammaliante tra standard jazz, poesie urdu e ghazal, che vive proprio nel cuore delle ore più buie, anche là fuori; non resta che il desiderio, perché non cominciare ad appagarlo con Aey Nehin?

    14. Nadine Shah – Filthy Underneath

    Nadine Shah - Filthy Underneath

    Gli anni che ci separano dal precedente disco di Nadine Shah, sono stati piuttosto turbolenti per lei: tra il lutto della madre, il divorzio, le dipendenze, il tentativo di suicidio e il rehab. Filthy Underneath invece di nascondere lo sporco, lo butta fuori in un disco art rock gotico, con echi post-punk; tra autocritica e umorismo per il suo disco più eclettico che segna la sua rinascita.

    15. Haley Heynderickx – Seed of a Seed

    Haley Heynderickx torna con un secondo disco di dieci canzoni tra folk ora viscerale, ora arioso, ed echi di american primitivism – cfr. John Fahey citato tra le tracce. La nostra stabilità quotidiana bombardata da troppi stimoli, brutte notizie e la necessità ogni tanto di perdersi in un bosco, sia esso fisico o musicale, di assoluta pace e bellezza. Seed of a Seed allora, è il disco folk perfetto.

    16. Willi Carlisle – Critterland

    Critterland è il miglior Willi Carlisle: un raccoglitore di storie e di creature marginalizzate in un songwriting legato alle radici dell’americana, ma con una penna in grado di lasciare il segno; sarà la scelta di trasferirsi in uno sperduto Arkansas per insegnare e, tra le altre cose, studiare musica e poesia, o la lente queer attraverso la quale guarda il mondo – «Drove 200 miles for six inches of love»

    17. Cassandra Jenkins – My Light, My Destroyer

    Rinvigorita dal successo del precedente An Overview on Phenomenal Nature, Cassandra Jenkins torna con tredici tracce tra sophisti-pop e rock. La sensibilità nell’osservazione del mondo attorno è il punto di partenza del suo songwriting, dal particolare a My Light, My Destroyer: un bellissimo disco cinematografico sull’infinita ciclicità delle nostre esperienze quotidiane.

    18. Emmy Curl – Pastoral

    Ogni viaggio per me è anche ricerca musicale e accanto alla riscoperta di classici, amo scovare nuovi talenti. E così, tra le scogliere dell’Algarve, mi sono imbattuto nel disco di Emmy Curl. Pastoral tramanda la dimensione agreste del folk portoghese attraverso svolazzi di pop fiabeschi e meditazioni jazz, tra un omaggio a José Afonso, l’irresistibile Mirandum e Mudança.

    19. Rema – HEIS

    Rema - HEIS

    Dopo Rave & Roses e il successo di Calm Down, il rapper nigeriano Rema, al suo secondo disco, abbraccia sonorità più dark e, banger dopo banger, incesella un irresistibile disco afrobeats. Basterebbe la doppietta iniziale di March AM e Azaman per creare dipendenza da questi drumming irresistibili. Undici tracce senza skip, vero dissing verso altri rapper prolissi – HEHEHE.

    20. Ὁπλίτης – Παραμαινομένη

    Zhenyang Liu, qui dietro il moniker Hoplites, studia lingue antiche a Parigi e canta in greco antico; scelta estetica, sì, ma anche un simpatico escamotage per poter eludere la censura in patria, la Cina. Basterebbe questa premessa per spingersi all’ascolto di uno dei dischi metal dell’anno, Paramainomeni; ostico, sì, one man band, tra avanguardia, free sax, folk e l’amore per Euripide e Saffo.



    Appendice, o delle mie 20 canzoni preferite del 2024:

    1. Geordie Greep – Holy, Holy
    2. Magdalena Bay – Cry For Me
    3. Adrianne Lenker – Sadness As a Gift
    4. Charli XCX – Von Dutch
    5. Cindy Lee – Diamond Jubilee
    6. Vampire Weekend – Classical
    7. FKA twigs – Eusexa
    8. Julia Holter – Spinning
    9. Chappell Roan – Good Luck, Babe!
    10. Fontaines D.C. – Favourite
    11. Johnny Blue Skies – One For the Road
    12. Jessica Pratt – Life Is
    13. Arooj Aftab – Aey Nehin
    14. Kali Uchis – Diosa
    15. Nadine Shah – Greatest Dancer
    16. Dillom – Últimamente
    17. Mach-Hommy – POLITikle
    18. Molly Lewis – Cocosette
    19. Xiu Xiu – Common Loom
    20. The Cure – Endsong