1. Swim Deep – One Great Song and I Can Change the World Gli ambasciatori del feel good o le meraviglie britpop da Birmingham, sentirsi immensi sprofondando in una canzone e sognare tutte le copertine. L’alternativa è la fantastica chiusura in otto minuti di “Fueiho Boogie“, tra motoring, madchester e breakbeat. |
2. Kelela – Rewind Dal mixtape del 2013 ad oggi sono cambiate tante cose per Kelela, ma non la voglia di sperimentare nuove forme di R&B appoggiandosi a produttori d’avanguardia. Il 2015 è anche il suo “Hallucinogen EP”, fate un bel “Rewind” per prepararvi al debutto ufficiale. |
3. Viet Cong – Continental Shelf Un riff semplice, chitarre dilaniate che si rincorrono come folate labirintiche, incanalando tutta la rabbia urlata di Matt Flegel e poi, a sorpresa, uno squisito risvolto più solare su atmosfere tamburellanti. Per me è il singolo post punk dell’anno. |
Da un disco estremamente noir come “Honeymoon”, una delle cose più belle scritte da Lana Del Rey, vero e proprio rifugio dell’abbandono, tra l’alienazione, il tipico umore blu dai lievi sentori jazz e la preziosa citazione del Major Tom di David Bowie. |
5. A$AP Rocky – L$D “Love x $ex x Dreams”: la traccia manifesto del corso amorevolmente lisergico di Rocky, sulla scia del narcoswing di Lana Del Rey, anche in un bellissimo video co-diretto con Dexter Navy, dove sul finale arriva “Excuse Me”, squisitezza hip pop. |
6. Miguel – Coffee A proposito della sensualità R&B fatta musica, se Miguel non vi conquista con l’iniziale «I wish I could paint our love» o il videoclip ufficiale, allora non so come altro convincervi a prendere uno splendido caffè con il losangelino. |
Una pioggia di nomination ai #GRAMMYs, gli Alabama Shakes, insieme a “Future People” e “Give Me All Your Love“, ci consegnano tre ottimi singoli di sano rock influenzato dalle roots americane, guidati dalla voce urgente di Brittany Howard. |
8. IOSONOUNCANE – Stormi Fosse stato davvero un singolo estivo, per le radio, all’ombra degli ombrelloni, i ficus magnolioides e i grattacieli – e invece. Jacopo Incani, molto amato dalla critica quest’anno, è l’autore del pezzo italiano dell’anno, un neo battistiano da cantare. |
“Carrie & Lowell”, un disco che elabora il lutto della madre, un brano sulle conversazioni dal letto d’ospedale: oscillazioni riverberate, un timido piano e poi tutta la semplicità disarmante dell’universo di Sufjan Stevens. Da lasciare senza parole. |
10. Justin Bieber – Sorry Prendiamo “What Do You Mean?“, “Sorry” e “Where Are Ü Now“, quest’anno Justin Bieber ha lasciato il segno in ambito mainstream; si aggiungano anche le coccole gossip a Selena Gomez, così da inserire anche la sua bellissima “Good For You” e via. |
11. Drake – Know Yourself Ok, re dei meme 2015 grazie all’appiccicosa “Hotline Bling” (con relativi haters curati preventivamente da “Energy” e il suo videoclip), ma il flow più bello di Drake è “Know Yourself“, sul minimalismo del beat co-prodotto, tra gli altri, da Boi-1da. |
12. Jamie xx – Gosh La degna sostituita di “All Under One Roof Raving“, con la sua apertura satura di UK rave hardcore; poi quando a metà si apre, il prisma svela tutti i colori della musica di Jamie xx – non a caso scelti come titolo del disco, “In Colour”. Il videoclip spacey. |
13. Oneohtrix Point Never – Sticky Drama Accompagnato da uno splendido video realizzato insieme a Jon Rafman, “Sticky Drama” è la traccia manifesto dell’ultimo disco di Daniel Lopatin, tra elettronica progressive e attitudine pop hardcore filtrata dal web. La colonna sonora dei LARPers. |
Una bellissima invocazione, vera e propria preghiera, o se preferite canto dei marinai pronti a salpare, tra il russo di Boris Grebenščikove, i lamenti, il corno e la cornetta di Robert Wyatt e il latino, tra reminiscenze progressive e quartetto d’archi. |
15. FKA twigs – In Time Regina del 2014, anche quest’anno FKA twigs ha deciso di non passare inosservata grazie al suo “M3LL155X“; forte di un percorso molto personale, anche quando si alternano i produttori, la ragazza ha le idee molto chiare sulla sua musica. |
16. HEALTH – STONEFIST Rigorosamente in MAIUSCOLO, come l’urgenza della loro musica, vero a proprio pugno di pietra dai livelli molto saturi e abrasivi, gli HEALTH danno alle stampe il singolo desiderosamente pop, e direi che la missione è compiuta. |
17. M¥SS KETA – Le ragazze di Porta Venezia Dopo il “Burqa di Gucci“, M¥SS KETA sorprende per davvero e ci delizia con un pezzo bellissimo in compagnia delle ragazze di Porta Venezia – complice una videografia sempre al top. E da ultima arriva una “Bling Bling“, in compagnia di Lorenzo Senni. |
18. Lakker – Pylon Il duo irlandese al debutto vero e proprio quest’anno con “Tundra”, tra gli infiniti soundscapes di eredità techno ricoperti da una fitta coltre di ghiaccio; tra tutte colpisce molto questa nenia oscurissima, con tanto di stupende campane imbrattate a festa. |
19. LA Priest – Oino Frontman degli straordinari e compianti Late of the Pier, Sam Eastgate ritorna con il suo debutto solista; in “Oino” ripropone l’imprevidibilità delle sue progressioni, vintage q.b. senza essere nostalgico, fa ancora centro e conquista con un groove micidiale. |
20. David Bowie – Blackstar In linea con le tinte jazzy di “Sue (Or in a Season of Crime)” e “‘Tis a Pity She Was a Whore“, due splendidi episodi rilasciati l’anno scorso, e che insieme andranno a comporre l’imminente e attesissimo disco, ★. Il videoclip diretto da Johan Renck. |
21. Tame Impala – Let It Happen Una valigia di ottimi singoli per “Currents” dei Tame Impala, corredati anche da squisiti videoclip, come quello di “Let It Happen” diretto da David Wilson: accettare la sorte, le catastrofi aeree proprio prima dell’estate, per augurare buone vacanze a tutti. |
Prendi un commento su youtube che poi finisce nel disco, utente innamorato di “Softdrink” nonostante il tedesco; e noi con lui, sorprendendoci a canticchiare «Coca Cola, Fanta, Sprite, 7UP, Pepsi, alright», ma sempre a dieta di zuccheri. |
23. Unknown Mortal Orchestra – Multi-Love “Multi-Love” è la seria candidata ad inno per coloro che credono e praticano il poliamore, in sostanza un patchwork sonoro lo-fi che conquista dal primo ascolto, grazie alla semplicità del falsetto di Ruban Nielson e il frizzante risvoltino psych disco. |
24. New Order – Tutti Frutti (feat. Elly Jackson) Il ritorno inatteso dell’anno: impossibile resistere a brani come “Plastic“, “Singularity” e il fascino di sinistro di “Stray Dog“, ma su tutte, ovviamente, il kitsch mon amour di “Tutti Frutti” in compagnia di Elly Jackson. La mia recensione di “Music Complete”. |
25. Foals – A Knife in the Ocean Insieme al primo singolo “What Went Down“, “A Knife in the Ocean” rappresenta i Foals al vertice delle possibilità, del loro rock viscerale, come testimonianza di una delle migliori band inglesi, soprattutto live. Il lyric video realizzato da Leif Podhajsky. |
26. Ibeyi – Ghosts “Ghosts” sprigiona in forma contemporanea tutta la forza della tradizione Yoruba delle gemelle franco cubane, umori ritratti nel videoclip di Ed Morris. Da recuperare anche “Weatherman“, a proposito degli incontri speciali, come la mia intervista alle Ibeyi. |
Insieme agli Swim Deep, alfieri di un rinnovato amore per il sempiterno britpop, altri ambasciatori del feel good, seppur leggermente turbati dalla felicità sperperata; lieve idiosincrasia di fondo, riff di chitarre efficacissimo, amore a non finire. |
L’Americana di Kurt Vile, a spasso per gli States con un bagaglio di storie e panni sporchi, ma con una voce rasserenante, sicura, quasi sapesse di avere tra le mani il suo disco definitivo. Lo specchio del lunedì, del martedì, del mercoledì e della domenica. |
29. Courtney Barnett – Pedestrian at Best Se “Depreston” sta molto bene con Kurt Vile, è vero che “Pedestrian at Best” rappresenta meglio la mole di ritornelli appiccicosi proposti nel disco di Courtney Barnett, tra i migliori della stagione rock, quelli da portarsi a letto e bere con il caffè. |
30. Björk – Black Lake Nuova linfa creativa dettata dall’abbandono, in un vero e proprio processo lenitivo esasperato. In “Black Lake”, video impeccabile di Huang, è allestito un soliloquio d’archi dove fa capolino la palpitante assistenza di Arca. La mia recensione di “Vulnicura”. |
31. Kendrick Lamar – The Blacker the Berry Nel disco più acclamato dell’anno (continuo a preferire “good kid, m.A.A.d city”), non si può rimanere indifferenti di fronte a “The Blacker the Berry“, co-prodotta, tra gli altri, da Boi-1da e con i suoi rimandi al romanzo omonimo di Wallace Thurman. |
Strano svegliarsi un mattina d’estate e ritrovarsi The Weeknd per tutte le radio italiane, con il suo singolo cesellato insieme a Max Martin: un R&B sensuale, dedito al piacere, nella sua ambigua natura tra l’elogio delle droghe e le linee del corpo femminile. |
33. Carly Ray Jaspen – Run Away With Me La carenza in ambito pop quest’anno è stata in parte colmata dalle E•MO•TION di Carly Ray Jaspen, seppur in sordina dopo “Call Me Maybe“, grazie anche a questa “Run Away With Me” scritta e prodotta, tra gli altri, con Shellback e Mattman & Robin. |
34. Vince Staples – Summertime All’interno di un debutto davvero convincente, la mia preferita è finita per diventare la traccia che dà il titolo al doppio disco, posta a chiusura del primo; prodotta da Clams Casino, mostra un Vince Staples che rallenta il flow, fatto a pezzi dall’amore. |
“To Die in L.A.“, come cantano i Lower Dens, una città dove non trovare pace, e sonno, le liturgie notturne della Marling, una delle ragazze insonni dell’anno in compagnia dell’amica Marika Hackman, insieme in “Animal Fear“. La mia intervista a Laura Marling. |
36. DiMartino – I calendari (feat. Cristina Donà) Delle vacanze settembrine, quelle attardate, magari nel mezzogiorno, con un pizzico di pioggia, gli ombrelloni chiusi, il vento e la radio che canta gli impegni incombenti. Nel ritorno non procrastinabile, settembre ha ufficialmente una nuova colonna sonora. |
37. Andrea Nardinocchi – L’unica semplice Gli strani numeri del pop italiano dove Andrea Nardinocchi non trova grandi bacini d’apprezzamento, buffo perché a questo singolo non manca proprio nulla per colpire a segno e conquistare proprio tutti. Il videoclip, ritorno al futuro, di Danxzen. |
38. Timbre – Night Girl: Nycteris Sees the Sun Parte di un ambizioso progetto dell’arpista e cantautrice di Nashville, quello di conciliare musica classica con l’universo folk, “Night Girl: Nycteris Sees the Sun” è una delle gemme contenute nel doppio e maestoso “Sun & Moon”, «And if I burn, I’ll burn». |
39. Jazmine Sullivan – Mascara Una delle voci più belle e cromatiche della stagione R&B, molto più tradizionale nelle sonorità rispetto alle citate Kelela e FKA twigs. “Let It Burn” è in lizza ai #GRAMMYs come migliore canzone R&B, ma la mia preferita (per fare la spesa) è “Mascara“. |
A proposito di grime mutante e firewall come rifugi dalle minacce esterne, dove in realtà non c’è protezione nemmeno quando si accenna a sicuri ricordi eurodance, come le sonorità di Strict Face in “Alice (Remix)” o “Into Stone“. La mia recensione di “Safe”. |
41. Floating Points – Silhouettes (I, II, III) Se siete amanti di un certo minimalismo alla Reich, delle infinite correnti del post rock che vanno a lambire soprattutto rivi jazz, di un lirismo accecante e in conclusione di un timido levare dub, allora “Silhouettes” è la suite fatta su misura per voi, davvero. |
42. Grimes – Flesh Without Blood L’universo pop di Grimes è come un tumblr esploso di volumi e produzioni sballate, altrimenti pronte per i grandi numeri. A fine anno ci portiamo sicuramente in classifica il primo singolo e relativo videoclip, in odor di Maria Antonietta via Sofia Coppola. |
43. Benjamine Clementine – London La storia di Benjamine Clementine ormai la conosciamo tutti. Homeless parigino, ma londinese d’azione, vincitore quest’anno del prestigioso Mercury Prize con il suo disco di debutto “At Least for Now”. Una delle voci più belle e intense dell’anno. |
44. Torres – Sprinter Tra le rocker del 2015 vale la pena anche ricordare Torres, lo faccio con il singolo “Sprinter” che dà anche il nome al suo secondo disco, un ottimo ritornello che rallenta l’andamento e resta, le sue memorie di una fede imposta, la fuga e poi la libertà. |
45. Joanna Newsom – Sapokanikan Sempre distante dalle scene, la cantautrice sembra assumere sembianze più umane rispetto al passato, ben due video quest’anno: i paesaggi acquatici di Kim Keever in “Divers” e la passeggiata newyorkese di “Sapokanikan“, di fronte alla mdp di PTA. |
 46. SOPHIE – VYZEE Samuel Long diviso tra la bubblegum bass, high pitch, hi-tech, UK Bass, estetica grime e pronto a svelare un campionario oggettuale in odor di Matmos. In “VYZEE” c’è il crazy and then pop di SOPHIE. La mia recensione di “Product” su Tsinoshibar. |
47. Hot Chip – Need You Know Una pista da ballo confidenziale, vero paradiso perduto che tutti accoglie e nessuno giudica. In “Need You Now”, insieme al suo interessante video diretto da Shynola, Alexis Taylor è perso in segmenti surreali, chi non è perso è la musica degli Hot Chip. |
48. ZHU – Automatic (feat. AlunaGeorge) Conosciuto grazie al remix della “West Coast” di Lana Del Rey, molto meglio di altrettanti ufficiali, ZHU rilascia sei singoli a nome “Genesis Series”, dove spicca, per amor personale, quello in compagnia degli AlunaGeorge. E i Disclosure? |
49. Empress Of – How Do You Do It La storia la conosciamo, Lorely si ritira in totale isolamento per comporre il suo “Me”, ma come possa aver composto una “How Do You Do It” in solitaria mi riesce davvero difficile da capire, allora io, per solidarietà, mi metto in un angolo e la ballo da solo. |
50. Le1f – Taxi Accostato per semplicità alla scena queer di New York, il rapper esordisce ufficialmente con “Riot Boy”, dove la mia preferita è “Taxi” (prodotta da Supreme Cuts): le discriminazioni vissute sulla propria pelle, tra passato e presente. L’intervista a Le1f. |